ANNI 80
Il punto di partenza di questo ciclo è il lavoro attuato tra il 1973 e l’80 sul tessuto, con la sua rete di linee ortogonali e l’elemento del modulo che compone e costituisce le cose. “Trittico” (1980) è l’opera che testimonia il trasferimento della progettualità sulla superficie pittorica: qui il disegno sulla tela si mostra come ideazione/prosecuzione del/nel telaio esterno e la pittura si presenta con i suoi colori primari e complementari. Realizzando l’opera prima come un vero e proprio telaio dove la tela dipinta è tirata/legata alla cornice, come in “Quadrato”, “Triangolo”, poi operando in maniera tradizionale (tela intelaiata su cornice), l’artista divide lo spazio della tela per linee ortogonali ridefinendolo sia come spazio di misura che temporale attribuendogli dei ritmi: da qui il nome “Trame del tempo”. All’interno di questa rete prima ideata e poi costruita, alcuni spazi della superficie pittorica sono stati lasciati liberi per inserirvi delle linee casuali che determinano una nuova frammentazione , un segno di sregolatezza che ci indica un cambiamento, un consumo. In questo ciclo di lavori si possono quindi leggere due fasi diverse del concetto di tempo: quella legata alla divisione rigorosa, ordinata, scandita di uno spazio (momento astratto) e l’altra che richiama il trascorso, il vissuto del medesimo spazio (momento empirico). La superficie pittoresca diviene allora anche muro, sia matericamente per la preparazione della tela con polveri che idealmente poiché i segni del tempo vi si vengono a depositare. Ritorna evidente l’idea della frammentazione che lega questi lavori a quelli iniziali, “Frammenti di terra”.